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Salassoterapia nella sciatica ( contatto telefonico 3356471823)

Salassoterapia nella sciatica ( contatto telefonico 3356471823)

Salassoterapia nel trattamento della sciatica o nevralgia ischiatica  (sciatalgia, lombosciatalgia) è una pratica a cui molti pazienti, soprattutto nel passato hanno fatto ricorso per risolvere il problema del dolore da sciatica. Tipicamente la sciatalgia è un dolore che parte dalla colonna vertebrale e si estende alla parte posteriore della coscia e della gamba arrivando fino al piede. Il dolore è insopportabile, lancinante, come una scossa all’interno della gamba. Si può aggiungere senso di pesantezza, o una morsa che avvolge il polpaccio o la caviglia.
 Il salasso era soprattutto praticato dai frati nei monasteri. Trattasi di una pratica empirica a cui la scienza non sa dare delle precise spiegazioni. Come tutte le cose empiriche, spesso si fanno, si bada al risultato e non bisogna chiedersi tanti perché. In ogni caso questa pratica terapeutica rispetta il principio di Ippocrate e regola fondamentale della medicina che è "primum non nocere". La salassoterapia oltre non danneggiare affatto, spesso risparmia l'assunzione di farmaci e può essere eseguita, senza problemi, ma con qualche precauzione in più, anche da coloro che assumono anticoaugulanti.
La metodica  consiste nel provocare una fuoriuscita di sangue da una vena(flebotomia) in prossimità del malleolo esterno della gamba affetta da  sciatica, tramite un taglio (o alcune piccole incisure come alcuni fanno).  La quantità di sangue che esce può variare a seconda del tipo di incisione. A dimostrazione della efficacia del metodo, in un passato non lontano l'azione di salasso veniva effettuato tramite le sanguisughe facendole attaccare alla zona dolente, e maggiormente al livello di caviglia. Ho detto un passato non lontano, poiché ancora studente in medicina, in alcune farmacie di Roma, a fine anni settanta si potevano ancora acquistare sanguisughe. Attualmente le sanguisughe stanno tornando di moda negli Stati Uniti per curare una serie di disturbi.
La salassoterapia per i pazienti affetti da sciatica, è stata una della prime pratiche terapeutiche che io Dott. Stramenga  ho imparato da giovane medico, e risale al 1981 quando appresi questa metodica da un frate che trattava i pazienti, in un monastero, nei pressi delle catacombe di San Callisto a Roma e da allora l’ho sempre praticata. Nel Lazio in molti monasteri, tra questi nel monastero di Cori (Frosinone), monastero di Fonte Colombo (Rieti) si praticava la salassoterapia per la sciatica. Trattasi di una pratica empirica, ma con molte basi scientifiche che giustificano la diffusione e la efficacia, anche se la medicina ufficiale si ostina a non riconoscerla; è molto diffusa in molte altre parti d'Italia e con buoni risultati
Se diamo uno sguardo alla storia, vediamo che ci sono tracce di questa metodica fin dai tempi più remoti. Fu importata dai medici greci dall'oriente e dai frati Francescani dall'estremo oriente nel medioevo. Per secoli, il salasso nella sciatica, è rimasta una pratica terapeutica, in mano ai frati di vario ordine ( io stesso ho appreso la metodica da un frate). Nel corso dell'ultimo secolo anche la classe medica si è avvicinata a questa metodica e ci sono anche illustri colleghi che l' hanno praticata.  
Ci sono numerosi personaggi dello spettacolo che hanno beneficiato di questa tecnica. Anche il recordman indiscusso sui 200 m, Pietro Mennea, ricorse al salasso con successo terapeutico.


Teorie sulla salassoterapia

Per quanto riguarda le possibili spiegazioni scientifiche sono state formulate varie ipotesi. Una delle teorie prevede è che la zona che si va ad incidere, è una sede che gli stessi agopuntori pungono per il trattamento della sciatica (il 60V vescica). Incidere un punto specifico, con fuoriuscita di sangue, secondo gli agopuntori c'è una maggiore dispersione di "energia negativa". 
A mio parere ci sono teorie scientifiche più valide, non facile da capire per la gente comune, che spiegano il perché funziona la salassoterapia nella sciatica. La percezione del dolore è un meccanismo complesso frutto di interazioni di più meccanismi del sistema nervoso periferico e centrale. Cercherò di spiegarlo in maniera semplice, anche se semplice non è. 

A livello periferico una patologia genera dolore (infiammazione, discopatia, …) e tramite il nervo periferico detto neurone di primo ordine lo stimolo doloroso arriva a livello del midollo spinale (corna posteriori). Questo è un punto ( sinapsi tra primo e secondo neurone) dove il dolore subisce profonde modificazioni prima di arrivare a livello del cervello.

Lo stimolo doloroso, quindi, dal midollo arriva in alcune aree del cervello, il quale elabora il segnale e rimanda al midollo spinale dei segnali che possono inibire o modulare il segnale doloroso, ma a volte amplificarlo. È dimostrato che pensieri, emozioni e stress possono influenzare l’attività di questo sistema che utilizza come mediatori sostanze oppioidi come encefalina, dinorfina, ma anche serotonina e noradrenalina.(vedi immagine sotto)

Schematizzazione dell'attività di modulazione/inibizione delle aree cerebrali superiori sul dolore che giunge dalla periferia.

Ci sono anche studi che dimostrano che alcune aree del cervello, come la sostanza grigia periacqueduttale è attivata anche attraverso la visualizzazione di immagini di forte impatto (come il sangue che fuoriesce dalla vena) associate al dolore, attivando così la via modulatrice discendente. In generale potremmo dire che forti emozioni, stress o grande determinazione possono produrre una buona soppressione delle sensazioni di dolore. Oltre le vie inibitorie discendenti sul dolore, vi è anche la possibilità dell’eccitazione di interneuroni inibitori o facilitatori nel midollo spinale che possono modulare il segnale nocicettivo doloroso. 

Ci può essere anche l’effetto placebo sotteso da questi meccanismi inibitori top-down, e le aspettative, la distrazione ed i contesti emotivi possono attivare i sistemi correlati al PAG/RVM. Sono sempre di più le evidenze scientifiche che rinforzano il concetto che il dolore cronico, come la sciatalgia, possa essere associato ad alterazioni dei meccanismi discendenti di modulazione del dolore che determinano una facilitazione o amplificazione dell’esperienza dolorosa.

Tutti questi complessi meccanismi nel loro insieme vengono attivati dalla salassoterapia e ne spiegano l’efficacia.

Indipendentemente dalle basi scientifiche, che giustificano il successo terapeutico, a me basta sapere che empiricamente il salasso nella sciatica da buoni risultati. In fin dei conti l'efficacia di una terapia si fonda anche su cose che scientificamente non riusciamo a spiegare, e nella medicina ufficiale di casi ve ne sono tanti.


La fuoriuscita di sangue nel paziente evoca sempre la sensazione del "male che si allontana da noi".


Nel mio caso, la salassoterapia nel trattamento della sciatica, non esclude, qualora ritenuto necessario, la prescrizione di farmaci o il suggerimento di ulteriori trattamenti, tendendo conto del percorso terapeutico già eseguito dal paziente e tenuto conto, che molti farmaci di uso comune per la terapia della sciatica, nelle persone anziane, in particolare gli anti infiammatori, devono essere evitati per problemi ai reni, stomaco e possono precipitare o far insorgere uno scompenso cardiaco.