Sensibilizzazione
del dolore.
Il dolore nel'uomo come nel mondo animale, è
di per sé, un meccanismo di difesa; pensiamo ad esempio, se afferriamo qualcosa
che scotta, anche senza pensarlo lo lasciamo cadere. Anche il dolore
nocicettivo infiammatorio, o meccanico strutturale di una articolazione
dolorante, ci dice che l’articolazione v tenuta a riposo. Il dolore, soprattutto quello acuto, è sintomo di lesione ma
se inadeguatamente trattato può perdere la sua funzione di allerta o protezione
e diventare una patologia a sé stante; diffonde anche in zone lontane dalla
lesione, e le caratteristiche iniziali, di dolore nocicettivo, assumono
caratteristiche di dolore da sensibilizzazione, inizialmente periferico, poi centrale
o talvolta perfino neuropatico.
Percezione del dolore: fisiologia
Il nostro sistema somato-sensoriale è diviso in due grandi categorie.
-Il sistema nocicettivo che viaggia sulla via spino-talamica e talamo-corticale
-Le vie lemniscali posteriori del sistema tattile ( carezza, massaggio..)
I due sistemi si parlano ed interagiscono tra di loro. Uno il sistema tattile a bassa soglia. l'altro il sistema nocicettivo, ad alta soglia; ciò significa che occorre tanta energia per generare un potenziale d'azione come avviene se prendi una martellata.
Recettori sensitivi dolorifici sono localizzati in quasi tutte le
strutture corporee (cute e sottocute, muscolo, periostio, nocicettori che rivestono organi
viscerali come pleura e glissoniana, tessuto periarticolare…..)
Le vie del dolore: dal recettore periferico al sistema nervoso centrale
Una volta che il nocicettore scarica, lo stimolo percorre la via afferente dolorifica (figura 1), arriva al corno posteriore del midollo spinale e qui, sulla prima sinapsi avvengono fenomeni importanti , ovvero, fenomeni di regolazione che se ben individuati ci permettono di intervenire con farmaci mirati sul dolore. La via, dal corno posteriore del midollo spinale prosegue risalendo attraverso il midollo spinale, arrivando al talamo (via spino-talamica) e quindi alla corteccia ( via talamo-corticale), ove viene preso coscienza del dolore.
Partendo dal nocicettore
periferico stesso, fino al SNC, in qualunque punto può trovarsi il pain
generetor, e individuandolo si può meglio mirare la terapia. Pertanto a secondo del
tipo di dolore, infiammatorio, meccanico strutturale, neuropatico, la terapia
sarà diversa. Se poi individuiamo l’insorgenza di meccanismi di sensibilizzazione
centrale avremo ulteriori farmaci che agiscono su questo meccanismo.
Caratteristiche
del nocicettore periferico
I nocicettori vengono distinti in base a quale stimolo rispondono.
In ogni struttura corporea o organo, ci sono uno o più tipi di recettori; ne elenchiamo alcuni per ogni struttura. Sul muscolo ci sarà un chemocettore per l’acido
lattico acido lattico; sulla articolazione ( periostio) meccanocettori; sulla
cute recettori termici e così via.
Invece lungo la via nervosa non ci sono recettori fisiologici, in
quanto la via è deputata a trasmettere e non a generare dolore. Pertanto
qualunque danno lunga la via nervosa genera dolore neuropatico da lesione
ectopica.
Stimoli a bassa energia non fanno scaricare il pain generetor e quindi non genera stimolo doloroso. Le caratteristiche del recettore periferico sono riportati nella figura 2
Figura 2
Dolore nocicettivo infiammatorio (soglia ridotta)
Il Nocicettore, è un recettore
ad alta soglia, ciò significa che per essere attivato ha bisogno di molta
energia e con l'aumento dello stimolo, aumenta il dolore.
L'infiammazione riduce la soglia;
quindi il recettore scarica ad una energia più bassa; uno stimolo abitualmente
non doloroso provoca dolore.
Se la soglia si abbassa fino
ad azzerarsi abbiamo il dolore spontaneo
(esempio: in condizioni normali i denti battono e non avvertiamo dolore; se la soglia a causa del dolore si abbassa, anche masticando accusiamo dolore; se la soglia si abbassa ulteriormente (quasi si azzera) abbiamo il dolore spontaneo. Fig 3
Figura 3
Se la soglia del dolore si abbassa ed uno stimolo non doloroso,
come sfiorare la pelle, genera dolore, si parla di allodinia; altrettanto, se la
soglia si abbassa e uno stimolo che abitualmente genera poco dolore, dovesse
generare tanto dolore, si parla di iperalgesia.
Caratteristiche del dolore nocicettivo infiammatorio sono riportate nella figura 5
Figura 5Dolore
a soglia normale
Si parla di dolore a soglia normale nel caso il dolore venga causato,
non dall’abbassamento della soglia, come nella flogosi, ma da un aumento
dell’intensità dello stimolo come nel dolore meccanico strutturale, di una
articolazione con artrosi. Tipico la situazione ove a riposo non si avverte dolore;
se si cammina o ci si mette in piedi, il dolore si manifesta. Figura 6 riporta
le caratteristiche del dolore a soglia normale.
Figura 6
In figura 7 sono riportate le caratteristiche cliniche del dolore nocicettivo
a soglia normale
Altra sede ove si può localizzare il pain generetor, è la fibra nervosa; in tal caso si dice dolore neuropatico o da sito ectopico, in quanto la fibra nervosa è deputata a convogliare lo stimolo, non a generarlo; viene percepito con distribuzione metamerica, e si associa a disturbo della sensibilità (ipoestesia, disestesie, iperstesie, allodinia) poiché legato ad alterazioni di più fibre. In figura 8 e figura 9 sono riportate le caratteristiche del dolore neuropatico.
Figura 8
Figura 9
Nel dolore neuropatico la lesione è situata sulla fibra; la
sensazione dolorosa viene percepita nel territorio della fibra stessa e lo si può non sentire nella zona lesa.
Figura 9. Nel dolore neuropatico la lesione è situata sulla fibra; la sensazione dolorosa viene percepita nel territorio della fibra stessa e lo si può non sentire nella zona lesa.
Le fibre A-beta sono fibre mieliniche che conducono la sensibilità
fine
Le fibre A-delta sono parzialmente mielinizzate sono fibre veloci
Fibre C, sono quelle lente e deputate alla trasmissione del calore.
Figura 10. Strumenti per indagare la integrità delle fibre
Nel dolore misto coesiste una componente
nocicettiva e neuropatica contemporaneamente; la componente nocicettiva può essere infiammatoria o meccanico strutturale. Tipico è il dolore lombosciatalgico ove a fianco della componente meccanico strutturale coesiste un danno sul nervo da compressione; secondo alcuni un Lasegue positivo è espressione di un dolore misto.
Quando un dolore sale verso il snc, viene in parte modulato dalla azione inibitoria delle fibre discendenti che riducono la sensazione dolorosa. In determinate condizioni questi sistemi vengono meno ed il dolore peggiora. Figura 12
La sensibilizzazione centrale del dolore riflette un aumento
delle vie ascendenti del dolore ed un mal funzionamento delle vie inibitorie
discendenti che esita in una disfunzione del controllo endogeno analgesico.
Sensibilizzazione periferica
Man mano che
il dolore diventa più intenso, continuo e diffuso, compaiono le alterazioni
della sensibilità. Il paziente presenta una iperalgesia cutanea o muscolare
diffusa. Se questo nocicettore periferico viene stimolato eccessivamente per un
tempo breve intenso o per un tempo prolungato si ha la sensibilizzazione
periferica; in sostanza il nocicettore automantiene il proprio dolore, dovuto
al danno tissutale. Se la forte stimolazione nocicettiva è sufficiente ad
attivare i sistemi di nocicezione centrale con un grande passaggio di stimoli
dalla periferia al midollo, con attivazione del sistema nervoso centrale
spinale, si ha la sensibilizzazione centrale dei neuroni delle corna posteriori
del midollo spinale e/o dei centri cerebrali sovrapinali.
Figura 13
In questa figura si vede come nello spazio perirecettoriale, i
mediatori della infiammazione come prostaglandine, bradichinine, istamina interleuchine,
tumor necrosis factor (TNF), ATP , Ioni idrogeno, agiscono sul recettore periferico
attraverso vari canali; queste sostanze sono in grado di attivare la
trasmissione del dolore verso il midollo. Se il nocicettore periferico viene stimolato eccessivamente o per un
periodo prolungato o se il soggetto è predisposto si può avere una
iperattivazione del neurone in periferia il quale determina formazione di
sostanze che vanno ad aumentare la possibilità di ricevere maggior stimolo algogeno da qualsiasi noxa anche non così grave.
Alla fine la iperstimolazione di questo sistema
porta il primo neurone che viene dalla periferia a liberare sostanze come
quelle legate al gene della calcitonina
o la sostanza P, le quali una volta che si trovano nello spazio perinervoso vanno ad agire sull’endotelio vascolare
determinando una sua infiammazione, che a sua volta libera sostanze da parte
delle cellulte T, dei macrofagi, delle mast cells, dei neutrofili e con esacerbazione del sistema che viene detta neuroinfiammazione periferica
Figura 14. Sinapsi con mediatori chimici e relativi recettori
Sensibilizzazione centrale
Il meccanismo di sensibilizzazione centrale, può essere provocato da uno sbilanciamento tra l’inibizione discendente dai centri sottocorticali come il nucleo del rafe magno, grigio periacqueduttale, parte rostroventrale del midollo allungato, e la facilitazione discendente dal mesencefalo e dalle strutture del tronco cerebrale che portano giù informazioni che facilitano il passaggio del messaggio dal primo al secondo neurone e quindi la risalita verso il talamo e la corteccia cerebrale. Pertanto il sistema perde il controllo inibitorio a livello del midollo spinale nel passaggio del messaggio dal primo al secondo
neurone. Figura 14
Il meccanismo di sensibilizzazione centrale è dovuto anche alla attivazione della microglia spinale e sovraspinale.
L’attivazione della microglia da
parte del glutammato, liberato dal primo neurone, porta ad una vera e propria neuroinfiammazione centrale dovuta ad
una produzione gliale di sostanze proinfiammatorie (citochine, chemochine, IL,
prostaglandine) che determinano apoptosi neuronale e perdita di interneuroni
inibitori. I mediatori della infiammazione nello spazio perisinaptico inducono
anche attivazione diretta degli astrociti. Ne consegue un danno neuronale con
lisi della fosfatidilcolina ad acido lisofosfatidico (LPA) e riduzione del re-uptake
del glutammato da pare del primo neurone e pertanto una grande quantità di
glutammato nella sinapsi. Fi g 15
L’acido lisofosfatidico innesca e
mantiene la demielinizzazione, attivazione della glia (di fatto cellule
macrofagiche), efapsi delle fibre Abeta e Adelta, cioè da fibre sensitive a
fibre motorie, lisi degli endocannabinodi di cui si riduce la produzione. Ecco
perché gli endocannabinoidi hanno poco successo nel dolore cronico; si assiste
quindi ad una riorganizzazione della sostanza grigia spinale che è alla base
della sensibilizzazione centrale.
Una diminuita attività del controllo inibitorio è stata dimostrata in diverse condizioni di dolore muscolo scheletrico come low back pain cronico, fibromialgia, osteoartrosi, e altre sindromi dolorose.