Il dolore è una esperienza mutidimensionale che può avere un impatto fisico e psicologico molto individuale. Solitamente parlando di terapia del dolore si era soliti dividere i farmaci in base alla scala analgesica a tre gradini dell'OMS del 1986.
Oggi si preferisce dividere i farmaci non in base
alla loro azione diretta (FANS, oppiacei,…) , ma in base al meccanismopatogenetico che si è alterato, sia nel dolore acuto che nel dolore cronico.
Figura:scala dei farmaci per la terapia del dolore,
basata sulla intensità del dolore
Pertanto i farmaci, in base al meccanismo patogenetico
su cui agiscono li classificheremo per
• RIDURRE LA SENSIBILIZZAZIONE PERIFERICA
• BLOCCARE LA PROPAGAZIONE DEL POTENZIALE
D’AZIONE
• RIDURRE LA TRASMISSIONE SPINALE E LA
SENSIBILIZZAZIONE CENTRALE
• POTENZIARE LE VIE DISCENDENTI
Il dolore acuto è un fenomeno fisiologico mirato a
salvaguardare la integrità della persona; pensiamo ad esempio ad una fiamma che
scotta e istintivamente ci allontaniamo. Nel dolore patologico, cronico in
particolare, ci sono violazioni delle regole della nocicezione; su questi
fenomeni agiscono i farmaci del dolore e per comprenderne i meccanismi,
bisogna prima illustrare le vie del dolore ed i meccanismi recettoriali.
Il nostro sistema-somato sensoriale è diviso in due grandi categorie:
I I due sistemi si parlano ed interagiscono tra di loro. Uno, il sistema tattile è a bassa soglia, e lo sfioramento della pelle non stimola il sistema nocicettivo. L'altro, il sistema nocicettivo è ad alta soglia, ubiquitario, deputato anche alla nostra difesa. Tutte le strutture corporee hanno nocicettori; alcune come periostio e fibre trabecolari ne sono ricche, osso trabecolare molto ricco; glissoniana e pleura non hanno nocicettori.
Lo
stimolo dolorifico entra nel corno posteriore e qui il dolore può essere
modificato, ridotto o scomparire per attività delle vie discendenti o dei
farmaci, o addirittura amplificarsi. Poi l'impulso arriva prima al talamo e poi
alla corteccia; L’azione dei farmaci si svolge prevalentemente a livello
periferico o a livello della prima sinapsi sulle corna posteriori del midollo
spinale.
Meccanismi recettoriali
Le fibre
nocicettive percepiscono i vari stimoli (termici, chimici, meccanici..) attraverso
trasduttori che stimolati fanno passare ioni sodio e calcio generando
potenziali di azione e correnti ioniche. Per esempio, la visione comporta
che, a livello di coni e bastoncelli il segnale luminoso venga convertito in
corrente elettrica.
Figura: Trasduttori cutanei che rispondono a vari stimoli
In periferia recettori
(nocicettori) hanno sulla estremità dei trasduttori che altro non sono che
delle proteine che si aprono a diversi stimoli, e fanno passare ioni sodio e
calcio. Se osservati dall’ alto sono canali ionici che si aprono quando l’energia
viene portata sulla cute.
Figura: canali ioni visti dall'alto. I canali ionici si aprono quando l’energia viene portata sulla cute
Esempio il recettore termico TRPV1 si attiva a 43 gradi e se stiamo facendo la doccia ci avverte che dobbiamo miscelare l’acqua.
Dalla pelle si genera il potenziale di azione ed arriva alle corna posteriori. Nell’uomo si hanno 9 tipi di canale del sodio (da NAV.1 a NAV.9)
Figura: Il potenziale di azione si genera a livello cutaneo in seguito a stimoli vari ed arriva alla corna posteriori
Il dolore rapido (martellata sul dito) viaggia su fibre A-delta (mielinizzate e quindi
rapide); dopo la fase di dolore acuto, si ha la fase si dolore sordo e si
attivano le fibre C che sono fibre più lente . Il dolore cronico viaggia sulle
fibre C (raramente le fibre delta). Se trattiamo con oppiacei un dolore cronico
in genere o da cancro, inibiamo le fibre C; ma se diamo uno schiaffo lo si
sente ugualmente perché in tal caso lo stimolo viaggia su fibre A-delta rapide
.
Figura: lo stimolo doloroso provoca prima una fase di dolore acuto che viaggia su fibre Adelta, segue poi una fase di dolore sordo che viaggia su fibre C
Dalla
periferia, l’impulso (potenziale d'azione) raggiunge la sinapsi sulle corna
posteriori del midollo spinale.
Questa
sinapsi, è prevalentemente
glutammatergica, in quanto il nocicettore (neurone di primo ordine) rilascia
nella sinapsi il glutammato. Quando arriva il potenziale d’azione si aprono i
canali del calcio. Sentono il potenziale di azione, il calcio entra e si ha la
fusione delle vescicole sinaptiche con il rilascio del neurotrasmettitore (sui
canali del calcio agiscono pregabalin, gabapentin, oppiacei); bloccando i
canali del calcio, non c’è il rilascio del neurotrasmettitore e quindi non c’è
comunicazione sinaptica; maggiore è lo stimolo algogeno, maggiore sarà il
potenziale di azione, maggiore sarà la quantità di glutammato rilasciato.
IL glutammato in condizioni normale attiva solo i recettori AMPA, che sono recettori di canale, e fanno passare solo ioni sodio e normalmente la cellula postsinaptica si depolarizza. Se però vi sono condizioni di rilascio massivo di glutammato come nel dolore cronico o dolore post operatorio, viene attivato un secondo recettore, il recettore NMDA, che è sempre del glutammato e normalmente non funzionante perché bloccato da un tappo di ione di magnesio. In presenza di tanto glutammato nella sinapsi il tappo di magnesio va via, il canale si apre ed entra soprattutto calcio, ed il calcio è un secondo messaggero che attiva delle kinasi; la sinapsi si modifica ed inizia il processo di cronicizzazione.
Il calcio
oltre a essere uno ione, è, a certe concentrazioni anche un secondo messaggero,
ma soprattutto è in grado, attivando enzimi e kinasi, di modificare le
caratteristiche della sinapsi tra primo e secondo neurone. L’attivazione del
recettore NMDA è l’inizio del processo di cronicizzazione.
Figura: sinapsi tra primo e secondo neurone. Rilascio
di mediatori
Il dolore è anche un fenomeno fisiologico e può anche essere controllato
attraverso l’interazione delle vie discendenti inibitorie, prevalentemente
localizzate nel locus ceruleus e nel grigio periacqueduttale. Questi neuroni
inibitori hanno il corpo in queste strutture ed inviano le fibre nelle sulla
sinapsi posta sulle corna posteriori del midollo spinale regolando l’attivitÃ
della sinapsi, o direttamente, liberando serotonina e noradrenalina oppure
reclutando più interneuroni e tra gli interneuroni ci sono quelli che
liberano più oppiodi endogeni (somministrando oppiodi esogeni mimiamo una
azione già prevista dal nostro organismo).
La
medicina del dolore ha pochi farmaci propri, forse gli oppiacei. Per il resto
utilizza farmaci di altre aree della medicina (Pregabalin, Tegretol ..
Amitriptilina… ).
Nonostante le patologie che possono generare dolore
siano tante, i meccanismi patogenetici che stanno alla base del dolore sono
pochi e poco interessa se il dolore sia somatico o viscerale. Le interleuchine
e citochine sono le stesse sia nel dolore infiammatorio somatico che
viscerale. Però, mentre nel dolore nocicettivo, i meccanismi che sono
alla base del dolore stanno facendo il loro dovere, nel dolore neuropatico, che
rappresenta la summa del dolore, il meccanismo non sta facendo il suo dovere;
il sistema nocicettivo in questo caso è malato, in quanto il danno sta proprio
sulla fibra.
C’è un
tipo di dolore che sta emergendo, ed è il dolore disfunzionale; genera un
dolore molto diffuso; non c’è infiammazione, neppure lesione della fibra;
probabilmente il dolore parte direttamente dalla sinapsi spinale; trattasi di
dolore di origine centrale, definito fibromialgia.
Oggi i
presupposti farmacologici per la terapia del dolore non si basano sulla
intensità del dolore ma sul meccanismo patogenetico che è alla base del dolore;
se infiammatorio usiamo un fans; se dolore neuropatico usiamo farmaci che
agiscono sui canali sodio.
I
meccanismi che sono alla base del dolore nocicettivo infiammatorio prevedono
l’abbassamento della soglia del dolore causato da prostaglandine, citochine,
determinando allodinia o dolore spontaneo; Citochine e prostaglandine attivano
delle kinasi che sono capaci di fosforilare substrati che si trovano sulla
punta del nocicettore. Fosforilando i canali al sodio, sono più idonei a
condurre gli impulsi. Se per esempio si fosforilano trasduttori come quelli per
il calore, che abitualmente si attivano a 43 gradi, dopo fosforilazione si
attivano a 37° e se attivato a 37° è in grado di stimolare dolore.
Se una
lesione (es. compressione) persiste per diverso tempo, la fibra oltre che
riprogrammarsi in periferia, si riprogramma anche al centro, a livello della
sinapsi spinale; e siccome arrivano tanti stimoli dalla periferia c’è bisogno
di tanto calcio per rilasciare glutammato; quindi la fibra si adatta e comincia
ad esprimere più canali al calcio voltaggio dipendenti, fino a 10 volte il
normale. Quindi il sistema si mette a scaricare impulsi in maniera esagerata.
Figura: sinapsi tra primo e secondo
neurone con i mediatori chimici e recettori
SENSIBILIZZAZIONE SPINALE
Per
infiammazione periferica o per dolore neuropatico, la sinapsi
progressivamente si modifica, e va incontro a fenomeni di sensibilizzazione
spinale. La sinapsi abbassa anche essa la soglia e quindi tutti gli
impulsi possono passare facilmente, fenomeno che va sotto il nome di plasticitÃ
funzionale.
Figura:
fenomeni che intervengono nel processo di sensibilizzazione spinale. I neuroni
si adattano alle richieste che vengono dalla periferia. Il fenomeno va sotto il
nome di plasticità funzionale.
La
plasticità è quel fenomeno per cui i neuroni si adattano alle richieste che
provengono dall’esterno. Esempio nel mal di denti, o dolore articolare
(infiammazione), se il dolore lo lasciamo andare avanti questo sensibilizzerÃ
la sinapsi spinale e bisognerà intervenire con farmaci che agiscono sulla
sinapsi spinale se vorremmo combattere il dolore.
STRATEGIE TERAPEUTICHE
I
farmaci per la terapia del dolore li classificheremo non in base alla loro
azione diretta (FANS, oppiacei…) , ma in base al meccanismo patogenetico che si
è alterato, sia dolore acuto che dolore cronico.
Quindi
farmaci per:
• RIDURRE LA SENSIBILIZZAZIONE PERIFERICA
• BLOCCARE LA PROPAGAZIONE DEL POTENZIALE
D’AZIONE
• RIDURRE LA TRASMISSIONE SPINALE E LA
SENSIBILIZZAZIONE CENTRALE
• POTENZIARE LE VIE DISCENDENTI
1) Ridurre la sensibilizzazione periferica
Possiamo
utilizzare farmaci che bloccano la sintesi di sostanze sensibilizzanti la
periferia come i fans o cortisone che riducono la produzione da parte delle
cellule di sostanze infiammatorie.
Farmaci
antinfiammatori non steroidei
Glucocorticoidi
Usando
gli anti infiammatori ripristiniamo una soglia del dolore normale.
Nel
dolore nocicettivo meccanico il peso grava sul recettore subcondrale e i fans
non funzionano, in quanto non abbiamo una soglia abbassata (idem per la dentina
che ricopre i denti, se la dentina si assottiglia noi sentiamo il caldo ed il
freddo, ma la soglia è normale, quindi anti infiammatorio non funziona).
Tuttavia in virtù della presenza nei fans di una debole azione antidolorifica,
se somministrati abbiamo una breve azione sul dolore, ma essendo l’infiammazione
assente poco dopo ricompare il dolore. Nella lesione di fibra i fans non
servono a nulla, in quanto non interferiscono minimamente sulla trasmissione
degli impulsi attraverso i canali al sodio.
Figura:
i fans ripristinano la normalità di soglia
Una
delle classificazioni dei fans è quello di dividerli in selettivi e non
selettivi.
Nella
tabella si vede l’attività dei fans verso la Cox1 e Cox2. Più il numero è
piccolo e maggiore è l’attività . Come si può vedere Etoricoxib non è il più
attivo sulla cox2 (quasi nulla sulla cox1) ma il Diclofenac ed il ketoralac.
Celecoxib e Nimesulide sono molto simili per attività . I più deboli inibitori
della cox1 e cox2 sono naprossene e ibuprofene.
Il
paracetamolo (acetominofene), ha una bassissima attività su cox2 e quasi nulla
su cox1.
2) Bloccare la propagazione dei potenziali di azione
Figura: Il potenziale di azione si genera a livello cutaneo in seguito a stimoli vari ed arriva alla corna posteriori. I farmaci che bloccano i canali del sodio interrompono questa trasmissione.
Quando
parliamo della propagazione del potenziale di azione, trattasi di una condizione
legata al dolore neuropatico, dove i potenziali di azione che partono dalla
fibra lesionata hanno una elevata frequenza. Il dolore neuropatico per
definizione deve insorgere come conseguenza di una lesione o un danno delle
fibra nervosa. Bloccando
i canali al sodio limitiamo la quantità di impulsi che arrivano al midollo
spinale, bloccando quindi la propagazione del dolore. Nella nevralgia del
trigemino la carbamazepina trova indicazione inibendo la trasmissione dei
potenziali di azione bloccando i canali al sodio.
Farmaci
anti-convulsivanti bloccanti i canali al sodio
Quando si ha un dolore persistente
cronico, il midollo viene sempre investito e qui l’intensità del dolore, che
viene dalla periferia, ha la sua importanza. Maggiore è il dolore e la durata,
maggiore il rischio di sensibilizzazione spinale. Il midollo spinale
sostanzialmente è una stazione di scambio di informazioni. Se non si riesce a
bloccare il dolore a livello periferico, magari perché il dolore è meccanico
strutturale e non flogistico, lo possiamo intercettare a livello di
trasmissione nel midollo spinale.
Il primo
farmaco che è il paracetamolo.
Il Paracetamolo si concentra nelle corna posteriori del midollo spinale, e non è tanto lui a ad essere importante, quanto un suo metabolita AM404 molto simile a un endocannabinoide (anandamide) e di cui probabilmente ne inibisce la ricaptazione causando lo spegnimento del suo segnale riducendo il rilascio del neurotrasmettitore (glutammato). In sostanza il paracetamolo potenzia il sistema endocnnabinoide endogeno.
Sulla sinapsi agiscono gli inibitori dei canali del calcio (gabapentin e pregabalin: ligandi della subunità alfa2 delta), sono in stretto contatto funzionale con i canali al calcio (nel mezzo della sinapsi spinale) ed è in stretta unità con la matrice extracellulare. Nel dolore neuropatico i canali del calcio aumentano di 10 volte circa. Aumentano perché gli astrociti liberano una sostanza che incolla il recettore alfa2 delta sul canale del calcio, riducendo il turnover dei canali del calcio e quindi aumentano di numero. Gli alfa2 ligandi rimuovono questa specie di colla tra canale del calcio ed il suo recettore per cui comincia la rimozione dei canali al calcio con relativa loro diminuzione e ripristinando la normalità ed il dolore diminuisce.
Questi non sono farmaci da dolore acuto; per
rimuovere quella specie di colla tra canale del calcio e suo recettore ci si
impiega molto tempo; quindi questi farmaci vanno somministrati per almeno uno,
due mesi o più; salendo di dosaggio piano fino a 150 per due (ci sono studi
fino a 600 die ) e alla sospensione ridurre pian piano i dosaggi.
I recettori per alfa ligandi sono presenti anche a livello del sistema nervoso centrale, ecco perché gli effetti collaterali centrali.
OPPIACEI
Nella sinapsi ci sono recettori MU oppioidi, sia sul nocicettore che arriva dalla periferia, sia sul neurone spino talamico. Questi recettori, vengono sia, stimolati dagli oppioidi endogeni liberati dagli interneuroni con meccanismo fisiologico, sia dal farmaco che somministriamo. Questi recettori MU fanno due cose, a livello presinaptico chiudono i canali al calcio e a livello postsinaptico aprono i canali al potassio; uscendo il potassio la cellula nervosa si iperpolarizza e diventa meno eccitabile. Gli oppiodi hanno nel dolore nocicettivo un ruolo importante, nel dolore neuropatico molto meno.
Piuttosto che parlare di oppiacei deboli o oppiacei forti, è più opportuno, dal punto di vista pratico, parlare di oppiacei short acting (SAO) e long acting (LAO). La differenza è importante perché se ho un dolore acuto importante (infiammatorio, trauma), in cui non prevedo una terapia di lunga durata, userò uno short acting; non ha senso usare un long acting che per agire impiega del tempo, in quanto ha un sistema di rilascio modificato ed una azione prolungata. Inoltre gli oppiacei, in partiolare quelli forti non hanno l’effetto tetto tipico degli inibitori delle cox1 e cox2.
Codeina. Definirlo oppiode debole è inappropriato, in quanto
il suo metabolita è la morfina con un rapporto di 1 a 10 (30 mg di codeina sono
3 mg di morfina).
Inoltre
la morfina non supera la barriera ematoencefalica, mentre la codeina la supera
facilmente e viene metabolizzato a morfina dalle cellule nervose, tramite il
citocromo P450 2D6, presente anche a livello SNC.
Quindi la velocità di risposta analgesica, della morfina e della codeina, nelle stesse condizioni di analgesia, vediamo che la codeina ha una risposta più rapida e quindi più indicata nel dolore acuto. Questo succede perché la morfina ha una certa difficoltà a superare la barriera ematoencefalica, in quanto i capillari cerebrali non sono fenestrati (canali) e le cellule endoteliali sono strettamente connesse l’una a l’altra. Per cui le molecole di morfina hanno difficoltà ad attraversare la cellula ed inoltre ci sono meccanismi che ritrasportano fuori dalla cellula la morfina che entra. Invece la codeina entra più facilmente della morfina, e poi metabolizzata dal citocroma P450 2D6 ( presente anche nel SNC oltre che nel fegato).
Il Tramadolo oltre agli effetti comuni agli oppiacei ha un secondo meccanismo d’azione; agisce sulla inibizione della ricaptazione della serotonina e noradrenalina;
Oppiacei forti
Una
particolare formulazione prevede l’associazione dell’ossicodone con il Naloxone
per prevenire la stipsi.
Il
tapentadolo è l’ultimo dei farmaci tra gli oppiodi forti in ordine di tempo e
la sua caratteristica è che oltre ad avere una attività sui recettori MU, ha
una azione sulla ricaptazione della noradreanalina e quindi più selettivo del
tramadolo che ha azione sia sulla ricaptazione della serotonina che della
noradrenalina.
Il
fentanil è un ROO (rapid oncet oppioid), la terza categoria dal punto di vista
della velocità di azione; usato in un tipo di dolore molto particolare che il Breakthrough
Pain o dolore episodico intenso (DEI) ,tipico del dolore da cancro ove, a un
dolore cronico persistente, si sovrappongono picchi di dolore molto intenso. La velocità di azione
del fentanil è legata alla sua notevole liposolubiltà e può essere
somminostrato per assorbimento transmucosale buccale o nasale. Sebbene l’assorbomento
transmucosale, impieghi del tempo questo ha poca importanza in quanto il fentanil
ha una potenza di azione 100 volte superiore alla morfina.
La Loperamide è un oppiode ma non supera la barriera ematoencefalica, ha invece l’effetto avverso degli oppiacei e cioè la stipsi e noi la sfruttiamo per curare la diarrea.
Riepilogando l’uso degli oppiacei.
· Nel dolore acuto o riacutizzato utilizzare un SAO (short acting oppioid)
· Prima di utilizzare un LAO (long acting opioid) nel paziente naif, utilizzare per 1-2 settimane un SAO
· Nel paziente con dolore ricorrente/persistente si dovrebbe utilizzare un LAO a basso dosaggio
· Nel trattamento del dolore cronico utilizzare un LAO e non un SAO
· Nei buchi di analgesia di un LAO utilizzare un SAO
· I ROO (rapid oncet oppioid) dovrebbero essere usati nel Breakthrough (DEI) in pazienti già in trattamento con oppioidi.
4) Potenziare le vie discendenti
Le vie
modulatrici discendenti rilasciano sia serotonina che noradrenalina, ma ci sono
meccanismi che riassorbono questi mediatori. Se noi blocchiamo il riassorbimento
di queste sostanze, usando gli stessi farmaci che utilizzano gli psichiatri,
per inibire i trasportatori di serotonina e noradrenalina questa si
accula nella sinapsi spinale dando analgesia.
Farmaci usati sono imipramina ed amitriptilina e questa ultima ha anche un secondo meccanismo e cioè bloccante canali al sodio e quindi va bene nel dolore neuropatico. Abbiamo anche bloccanti il riassorbimento della serotonina e noradrenalina come la venlafaxina e duloxetina . Non è conveniente adoperare farmaci che siano solo inibitori della ricaptazione della serotonina. La serotonina da sola in alcune fasi del dolore cronico può diventare pronocicettiva. Duloxetina, venlafaxina e altri farmaci nella depressione hanno un periodo di latenza di 20-30 giorni; nel dolore la loro azione è più immediata, di alcune ore.
I
farmaci più efficaci nel dolore neuropatico sono i triciclici, poi il
tramadolo, poi inibitori della ricaptazione della serotonina; anche il
pregabalin non è tra i più efficaci; non consigliati oppiodi forti;
Nel
dolore neuropatico ma anche negli altri tipi di dolore la combinazione di più
farmaci può essere la soluzione migliore.