Il low back pain
(mal di schiena) costituisce
la causa più frequente di dolore cronico nelle nazioni occidentali ed è
particolarmente frequente negli anziani. Ha una prevalenza > 70% nelle
nazioni occidentali ed ha una sintomatologia assai variegata, diretta
conseguenza di vari processi fisiopatologici.
Ha un importante
impatto sulla vita dei pazienti che ne sono affetti, determinando:
·
riduzione
della funzionalità articolare
·
riduzione
dell’attività fisica
·
riduzione
delle attività quotidiane
·
riduzione
dell’attività economica
·
aumento
della spesa sanitaria individuale
·
alterazioni
del tono dell’umore e della qualità del sonno
·
depressione
·
diminuzione
della qualità della vita (QoL)
Non è ancora stato completamente identificato il processo fisiopatologico che determina l’espressione clinica del low back pain. Il dolore inizialmente si presenta come dolore localizzato alla regione sede del processo patologico e successivamente si diffonde in altre zone come nella lombosciatalgia (comunemente chiamata sciatica).
Il dolore presenta
inizialmente caratteristiche di dolore nocicettivo, poi assume caratteristiche
di dolore da sensibilizzazione centrale e infine neuropatico. Man mano che il
dolore cronicizza diventa più intenso, continuo, diffuso e compaiono
alterazioni della sensibilità . Il soggetto presenta una iperalgesia muscolare
diffusa.
La persistenza del
sintomo dolore e vari segni riscontrabili fanno supporre una predominanza di una
centralizzazione del dolore. I sintomi che lo fanno supporre sono, il dolore diffuso, dolore persistente oltre i tempi di guarigione, risposta inconsistente
e/o sproporzionata rispetto ai test clinici, presenza di allodinia e
iperalgesia tattile, dolore in associazione con disfunzioni cognitive,
affettive e comportamentali, ipersensibilità a diversi stimoli sensoriali.
Purtroppo per questi segni e sintomi non è ancora stata stabilita la loro
validità come criteri diagnostici di centralizzazione del dolore.
Nel processo
diagnostico del low back pain è necessario identificare:
·
Sede del dolore (se limitato e corrispondente
alla lesione anatomica sottostante oppure se diffuso e dove)
·
Tipologia del dolore (nocicettivo somatico o
viscerale, oppure neuropatico)
·
Intensità del dolore (difficile da valutare data
la soggettività )
·
Durata del dolore
·
Tempo di insorgenza del dolore (in quale momento
della giornata o con quale attività fisica)
·
Andamento temporale del dolore (presenta dei
picchi giornalieri, mensili o è costante)
·
Irradiazione del dolore (si irradia alle gambe,
al pube, in sede perineale)
· Diffusione spaziale del dolore (widespread pain), nel senso che coinvolge anche aree lontane dalla sede originaria
del dolore
·
Relazione del dolore con le attività quotidiane
·
Possibilità di trattamento non farmacologico
(FKT, terapie cognitive e comportamentali, ecc.)
· Probabilità di risposta ai farmaci (tipo di
dolore del paziente, che può rispondere a questo tipo di farmaco o ad
altro)
·
Necessità di trattamenti invasivi
neuromodulativi o chirurgici
Nel processo diagnostico del low back pain è necessario in
primis identificare correttamente la sede e la distribuzione del dolore e i
sintomi correlati; ma soprattutto è
necessario identificare le caratteristiche del dolore:
Dolore da sensibilizzazione
periferica
Dolore da
sensibilizzazione centrale
Dolore neuropatico
Per ogni tipologia di dolore, rilevare i segni e i sintomi clinici delle differenti tipologie di dolore. Ma per far ciò bisogna conoscere i segni clinici e la semeiotica clinica.
Figura: provetta con acqua calda ( circa 40 gradi) per indagare la sensibilizzazione periferica
Come faccio a sapere
se c’è una sensibilizzazione periferica.
Prendere una provetta, mettere acqua calda, circa 40 gradi. Poggiare la
provetta su una parte del corpo ove il paziente non ha dolore; il paziente
dovrebbe avere una normale percezione del calore. Poi poggiare la provetta con
acqua calda sulla zona dolorante. Se in tal caso il paziente avverte fastidio o
un incremento del dolore, quindi iperalgesia al calore, significa che siamo di
fronte ad una sensibilizzazione periferica, quindi distretto periferico non
midollare.
Nel caso di sensibilizzazione centrale (midollare) dobbiamo ricercare la allodinia meccanica-dinamica. Lo si fa prendendo un fiocco di cotone o un pennellino con setole delicate. Strofinando una parte di cute sana, il paziente non avverte nessun fastidio. Se invece con il pennellino o fiocco di cotone strofiniamo la parte ove il paziente avverte dolore potremmo avere un fastidio bruciante superficiale. In tal caso siamo difronte ad una centralizzazione del dolore a livello midollare ed esprime che è saltato il meccanismo inibitorio sul dolore. L’allodinia meccanica è un chiaro segno di sensibilizzazione centrale del dolore. Ma anche la iperalgesia alla puntura effettuata con un corpo appuntito (spillo del martelletto o graffetta) nella zona di dolore e con diffusione del dolore anche in aree non dolorose (detta zona secondaria del dolore) può essere un segno di sensibilizzazione centrale. Anche una serie di punturine superficiali nell’area dolorosa, circa 10 punturine in 30 secondi, ma mano che aumentano le punturine nel paziente aumenta il dolore acuto superficiale.
Questi tre segni (provetta,
cotone, spillo) sono facili da determinare e sono espressione di
sensibilizzazione centrale.
Se poi uno è in
grado di fare il Quantitative Sensory Testing avrà risposte più precise sulla
gravità del fenomeno, ma non è fondamentale, perché con i tre segni precedenti
(provetta, cotone, spillo) riusciamo a determinare se c’è oppure no una
sensibilizzazione centrale.
Gli strumenti per indagare la presenza o meno della sensibilizzazione centrale, sono il martelletto, lo spillo, il pennellino, il cotone, la provetta ed il diapason. Il paziente con sensibilizzazione centrale non percepisce la stimolazione del diapason. Volendo essere più precisi somministrando al paziente il un test, il “pain detectâ€, si può capire ancora meglio se il dolore è di tipo nocicettivo, neuropatico o misto.
Figura: strumenti per indagare la presenza di sensibilizzazione centrale
Volendo sempre
indagare sulla presenza o meno della sensibilizzazione centrale, possiamo dire
che l’elemento più indicativo è la sproporzione della risposta al dolore fra
diversi stimoli non specifici apportati. Altri segni importanti di
sensibilizzazione centrale sono il dolore causato dalla palpazione diffusa, la
presenza di sintomi psicosociali e il dolore sproporzionata al danno
sottostante.
Sensibilizzazione
centrale non significa dolore neuropatico (DNP), in quanto esso è dovuto ad una
lesione lungo la via nervosa ed uno dei segni principali del DNP è la
distribuzione dermatomerica, ma anche la storia di un danno del nervo ed i test
al movimento; per cui secondo gli anglosassoni un Lasegue positivo
esprime un dolore
neuropatico o almeno misto.
Terapia Passando al trattamento
del low back pain, questo risulta ancor oggi scarsamente soddisfacente per i
pazienti.
· In letteratura ci sono molte linee guida con scarsa evidenza scientifica di reale
efficacia dei trattamenti proposti
· Ricorso
a linee guida generiche per il trattamento della componente neuropatica del
dolore
· Carenza di indicazioni terapeutiche per il trattamento del dolore da sensibilizzazione centrale
Frequentemente manca
una «cabina di regia» nella gestione clinica di questi pazienti. Sarebbe utile
una condivisione di percorsi diagnostici tra i diversi specialisti. Il paziente
dovrebbe fare riferimento ad un unico specialista, il quale coordina il ricorso
ad altri specialisti e le scelte terapeutiche. Lo specialista di riferimento
dovrebbe adoperarsi affinché ogni diverso trattamento prescelto si intersecasse
positivamente con gli altri (es.: se il paziente deve essere sottoposto a un
ciclo di FKT dovrebbe essere preventivamente o contemporaneamente sottoposto a
una terapia medica o psicologica o interventistica idonea a consentire la
proficua esecuzione di esso).
Il goal terapeutico
nel low back pain non è unicamente rivolto alla eliminazione del dolore, che
nella maggior parte dei pazienti risulta impossibile. Si deve parlare di goals
terapeutici, e questi goals terapeutici sono oggi rappresentati da sollievo
quanto più possibile del dolore attraverso la cura del processo patologico alla
base del low back pain o, se non possibile, il miglioramento delle condizioni
psicologiche del paziente; miglioramento della qualità di vita del paziente,
miglioramento delle capacità relazionali e produttive del paziente.
Trattamento del dolore da sensibilizzazione centrale
Il Paracetamolo è il farmaco che compare come prima linea in molte
raccomandazioni. Però da numerosi studi non sembra essere più efficace del
placebo nel low back pain e nel dolore del ginocchio o dell’anca (Moore RA et
al., Eur J Pain 2015; Towheed TE et al, Cochrane Database Syst Rev 2006) In uno
studio sul dolore reumatologico solo un terzo dei pazienti trattati hanno
trovato giovamento (Wolfe F et , Arthrit Rheumat 2000).
Il paracetamolo fino
a 4 g/die evidenzia eccellente profilo di sicurezza renale. Non vi sono
evidenze dell’insorgenza di nefropatia cronica nel trattamento con il
paracetamolo. Raccomandato dalla National Kidney Foundation come analgesico non
oppioide di elezione nei pazienti con patologia renale
Paracetamolo trova indicazioni
nel:
• Dolore
lieve-moderato in patologie non infiammatorie
• Pazienti in cui sia
controindicato l’uso dei FANS
Controindicazioni al
paracetamolo. Insufficienza
epatica grave, Alcolismo, Deficit di glucosio 6-deidrogenasi, IpersensibilitÃ
specifica verso la molecola.
Trattamento del dolore da sensibilizzazione periferica
I FANS
nel trattamento del dolore da sensibilizzazione periferica rappresentano una valida opzione per il trattamento del dolore nel breve periodo. Dovrebbero
essere impiegati nelle riacutizzazioni del dolore che caratterizzano il low
back pain. Non si dovrebbero usare nel cronico per i loro effetti collaterali
cardiovascolari e gastrointenstinali (Heintjes et al, Cochrane Database Syst
Rev 2004).
Indicazioni FANS:
Patologie acute e/o
croniche a carattere infiammatorio.
Attenzione alle
interazioni farmacologiche e ai potenziali effetti collaterali.
Trattamento del dolore da sensibilizzazione centrale
I farmaci bloccanti
i canali del sodio (anestetici locali) o della capsaicina applicati sulla
cute sede di dolore viene riportata dalla letteratura come un efficace
trattamento del dolore muscolo-scheletrico cronico, in quanto
riducono/aboliscono l’allodinia meccanica dinamica (tipico segno di
sensibilizzazione centrale).
Trattamento del dolore da sensibilizzazione centrale
I farmaci
antiepilettici nel trattamento del dolore da sensibilizzazione centrale
non risultano particolarmente efficaci nel low back pain. Il loro impiego
dovrebbe essere riservato ai pazienti con segni di iperalgesia e in
associazione con altri farmaci agenti su altri meccanismi del dolore. Uno
studio ha evidenziato l’inefficacia del pregabalin nel low back pain per quanto
riguarda la sensibilizzazione centrale (Mathieson S et al, N Engl J Med 2017).
Il pregabalin risulta efficace nel low back pain solo sulla componente
neuropatica se presente.
Trattamento del dolore da sensibilizzazione centrale
I farmaci
antidepressivi nel trattamento del dolore da sensibilizzazione centrale
agiscono inibendo il reuptake di adrenalina (es: duloxetina) ma il loro ruolo non
è ancora chiaro (Arendt-Nielsen L et al, Best Pract Res Clin Rheumatol 2011).
Alcuni studi hanno evidenziato la loro efficacia in alcune sindromi di dolore
muscolo-scheletrico e agirebbero incrementando l’azione delle vie inibitorie
discendenti.
Trattamento del dolore da sensibilizzazione centrale
Gli oppioidi nel trattamento del
dolore da sensibilizzazione centrale:
·
risultano
efficaci nel low back pain, ma solo nel breve periodo (Kuijpers T et al, Eur
Spine J 2008).
·
Nel
lungo periodo di impiego perdono di efficacia
· Inibiscono
il rilascio di glutammato da parte dei neuroni spinali e innalzano il
potenziale d’azione dei neuroni.
·
L’uso
prolungato degli oppioidi costituisce una delle cause di attivazione della
microglia
·
Non
influenzano l’inibizione discendente del dolore
·
Presentano
importanti effetti collaterali nel lungo periodo di impiego
Tra gli oppiodi una
considerazione a parte deve essere fatta per il tapentadolo, un oppioide forte che presenta l’innovativa azione
su due diversi meccanismi alla base del dolore (Finco G et al, Eur Rev Med
Pharm Sci 2019). Agisce come un agonista mu opioid, ma con un ridotto carico
oppioide, e agisce inibendo il reuptake di noradrenalina. Le due azioni sono
sinergiche (solo per il pain relief). Si caratterizza per una buona efficacia
analgesica sulla sensibilizzazione centrale del dolore e per una bassa
incidenza di effetti collaterali rispetto agli altri oppioidi forti. L’azione
sui MOR inibisce i messaggi algici a livello spinale e cerebrale, mentre
l’inibizione della ricaptazione di noradrenalina causa una potente azione
inibitoria sugli eventi spinali (Finco G et al, Eur Rev Med Pharm Sci 2019).
Studi sperimentali mostrano una grande efficacia sul dolore da danno tissutale
e nervoso, nonché sul dolore misto. Tali evidenze sono state confermate in
studi clinici su pazienti con dolore cronico (Bannister K et al, Pain 2015)
Il duplice
meccanismo d’azione MOR-NRI del tapentadolo, associato alla ridotta carica mu,
fa sì che esso rappresenti un innovativo analgesico forte, caratterizzato da un
buon profilo di tollerabilità (Feinstein Dl et al, J Neurochem 2016). Il suo
impiego è associato, oltre che a una riduzione del dolore, al miglioramento
della QoL e al recupero di funzionalità da parte dei pazienti, che
rappresentano i veri obiettivi dell’intervento terapeutico nei pazienti affetti
da dolore cronico muscolo-scheletrico.
Nel trattamento del
dolore da sensibilizzazione centrale interventi non-farmacologici quali terapie
cognitive comportamentali, biofeedback e ipnosi potrebbero rappresentare un
interessante e importante tool nel trattamento del low back pain. Queste strategie
potrebbero essere complementari ai classici approcci farmacologici.
In sintesi, la terapia del low back pain
dovrebbe essere una analgesia di tipo multimodale, perché ciascun farmaco e
ciascun intervento agisce su differenti meccanismi di dolore e risulta
fondamentale bloccare quanto più possibile la sua patogenesi, riducendo gli
effetti collaterali dei farmaci.
CONCLUSIONI
Il low back pain rappresenta una sindrome di dolore ad
altissimo impatto BioPsicoSociale.
Il paziente affetto da low back pain dovrebbe essere valutato
sia dal punto di vista fisico-funzionale, sia dal punto di vista psicologico,
cognitivo e sociale.
Il trattamento dovrebbe essere quanto più polispecialistico
possibile
( Articolo tratto da relazione del Prof. Gabriele
Finco - Università degli Studi di Cagliari)